Quattro anni fa, un ragazzo di 18 annni di nome Federico Aldrovandi perdeva la vita per mano di 4 agenti di polizia, Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri. Si sa come sia stato ucciso: a manganellate. Manganellate.
Sul perchè ognuno dia la sua risposta.
Dopo l'autopsia, è risultato che il cuore di Federico avesse smesso di battere a causa di violento colpo infertogli. Il ragazzo è stato preso a manganellate, ammanettato, trascinato sull'asfalto e ancora picchiato. Picchiato così forte che due dei manganelli si sono spezzati. Su tutto il corpo erano presenti ecchimosi, è risultato un forte trauma cranico, un profondo taglio su una natica e i testicoli schiacciati.
Tutto questo è successo per strada; gli agenti sostengono di essere intervenuti perchè "Federico era drogato" come se fosse un attenuante per le botte, per le chiacchiere da bar fatte mentre federico giaceva sull'asfalto da ore, per le risate.
Dopo 4 anni durante i quali i familiari hanno combattuto senza mai arrendersi e hanno preteso la verità a tutti i costi, è stata fatta una giustizia. Una, sì, nel senso che la giustizia assoluta sarebbe stata differente, più dura, più cattiva e forse più sadica, più di quanto lo siano stati loro, mentre quella applicata in questo caso prevede una pena di 3 anni di reclusione ma, grazie all'indulto, i 4 delinquenti responsabili di un omicidio ai danni di un innocente, non solo non faranno un giorno di carcere, ma non sono nemmeno stati sollevati dai loro incarichi tanto che proprio ieri la madre di Federico ha precisato che uno di loro sta svolgendo "servizio d'ordine" al G8.
Queste persone porteranno le loro divise in tintoria, le faranno lavare, le indosseranno nuovamente il giorno dopo e monteranno sulla prima volante alla ricerca di qualcuno a cui dare una lezione, magari perchè "drogato" anche se drogato non è, o magari in quanto 18enne che sta tornando a casa dopo una serata con gli amici. Persone che quella divisa non se la meritano e che vengono protette, rendendo colpevoli anche tutti gli altri.
Una giustizia limitata, sì, ma almeno un barlume di riscatto per la famiglia di Federico c'è stato, a differenza della famiglia Giuliani, che piange il figlio Carlo dopo essere stata messa a tacere in una nebbia di frammenti di colpe e ragioni.
Se esistono dei cittadini, significa che esiste uno stato.
L'esistenza dello stato e di stato civile in genere sta morendo, coperta dalla sua stessa cenere, la cenere di un fuoco fatto di passioni che non bruciano più da anni e che ormai si stanno spegnendo del tutto.
Rivolgo un abbraccio alla famiglia di Federico Aldrovandi.
Sul perchè ognuno dia la sua risposta.
Dopo l'autopsia, è risultato che il cuore di Federico avesse smesso di battere a causa di violento colpo infertogli. Il ragazzo è stato preso a manganellate, ammanettato, trascinato sull'asfalto e ancora picchiato. Picchiato così forte che due dei manganelli si sono spezzati. Su tutto il corpo erano presenti ecchimosi, è risultato un forte trauma cranico, un profondo taglio su una natica e i testicoli schiacciati.
Tutto questo è successo per strada; gli agenti sostengono di essere intervenuti perchè "Federico era drogato" come se fosse un attenuante per le botte, per le chiacchiere da bar fatte mentre federico giaceva sull'asfalto da ore, per le risate.
Dopo 4 anni durante i quali i familiari hanno combattuto senza mai arrendersi e hanno preteso la verità a tutti i costi, è stata fatta una giustizia. Una, sì, nel senso che la giustizia assoluta sarebbe stata differente, più dura, più cattiva e forse più sadica, più di quanto lo siano stati loro, mentre quella applicata in questo caso prevede una pena di 3 anni di reclusione ma, grazie all'indulto, i 4 delinquenti responsabili di un omicidio ai danni di un innocente, non solo non faranno un giorno di carcere, ma non sono nemmeno stati sollevati dai loro incarichi tanto che proprio ieri la madre di Federico ha precisato che uno di loro sta svolgendo "servizio d'ordine" al G8.
Queste persone porteranno le loro divise in tintoria, le faranno lavare, le indosseranno nuovamente il giorno dopo e monteranno sulla prima volante alla ricerca di qualcuno a cui dare una lezione, magari perchè "drogato" anche se drogato non è, o magari in quanto 18enne che sta tornando a casa dopo una serata con gli amici. Persone che quella divisa non se la meritano e che vengono protette, rendendo colpevoli anche tutti gli altri.
Una giustizia limitata, sì, ma almeno un barlume di riscatto per la famiglia di Federico c'è stato, a differenza della famiglia Giuliani, che piange il figlio Carlo dopo essere stata messa a tacere in una nebbia di frammenti di colpe e ragioni.
Se esistono dei cittadini, significa che esiste uno stato.
L'esistenza dello stato e di stato civile in genere sta morendo, coperta dalla sua stessa cenere, la cenere di un fuoco fatto di passioni che non bruciano più da anni e che ormai si stanno spegnendo del tutto.
Rivolgo un abbraccio alla famiglia di Federico Aldrovandi.
Ed a conferma e sedimentazione di questa degenerazione degli organi di controllo, abbiamo ancora questa volta da Roma in occasione del G8, un nuovo caso fresco fresco di poche ore in cui manifestanti civili e corretti sono stati caricati e confusi nella stessa rete di altri individui violenti che tutto sono, fuorchè manifestanti in difesa dei propri diritti.
RispondiEliminaMa la confusione è la migliore arma per intorbidire le acque ed agire indiscriminatamente eludendo il rischio di eventuali responsabilizzazioni penali..
Tant'è che rimane indelebile la tortuosità degli sviluppi della Diaz ed anche Aldrovandi (tra l'altro figlio di un poliziotto) ha necessitato di una madre implacabile e di anni di indagini, per avere una sentenza che espleta una giustizia men che dimezzata.
L'orientamento amaro di questo germoglio di regime è crudamente sintetizzato anche in un bel pezzo dedicato proprio a Federico dal granitico Giorgio Canali, "Alealè" Qui non lo posso copiare ma vale la pena cercarlo.
Parole sante. Grazie
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