domenica 17 maggio 2009

Il Virus della felicità

Virus. Un termine latino, tanto antico quanto moderno. Una parola ormai internazionalizzata, diffusa, viralizzata.


Per sua stessa definizione, un virus è un organismo vivente, causa di malattie che possono colpire soggetti appartenenti a qualsiasi regno animale. Quindi, abbiamo paura del virus, lo temiamo, facciamo vaccini per allontanarlo.
Eppure qualcosa è cambiato: da un po' di tempo, il virus sembra non essere più un nemico velenoso e nocivo o meglio, dipende…
Siamo nel nuovo millennio, siamo i protagonisti della new economy, il nostro sguardo non si ferma più a quanto trasmesso in tv: ci hanno insegnato ad andare oltre, a guardare più in là. Il tubo catodico è diventato uno schermo ultrapiatto, il walkman è cresciuto e si è fatto ipod e la privacy è stata sostituita dalle suonerie polifoniche dei cellulari. E fin qui tutto ok, si chiama progresso, c’è sempre stato e sempre ci sarà e io ne sono un attivo fruitore, lo adoro, davvero.
Ma torniamo al virus… Anche lui si è evoluto, si è allargato. Adesso si fa chiamare “fenomeno virale” e si manifesta sotto forma di video, di spot pubblicitario, di blog e quant’altro.
Come ha fatto? L'amico Virus si è attaccato alle necessità dell’individuo e, una volta trovato terreno fertile, ha saputo replicarsi, trasformandosi in campagne pubblicitarie, video virali, flash mob e tante altre fantastiche cose che rendono Virus non più portatore di malattie e disgrazie ma di lavoro, soldi, gioia, fama e felicità. E sapete cos’è la cosa strana? Che per la prima volta in tutta la mia vita, voglio essere contagiato, contaminato, maledettamente malato. Solo così potrò essere veramente felice.

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